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TESTIMONIANZA DELL’ASSISTENTE PERSONALE PER 20 ANNI

Impressioni e raccomandazioni

Nel 2013, quando Gail Tredwell pubblicò la sua testimonianza, era una voce solitaria nel frastuono della folla e fu facile preda di denigrazioni e umiliazioni.

Ho sempre sentito di dover sostenere la sua testimonianza, ma non mi sentivo pronto a iniziare con la mia. Nove anni dopo, ho realizzato il desiderio di essere fedele alla sua voce, fedele a me stesso, testimoniando la verità della nostra conoscenza ed esperienza, la nostra comprensione del nostro ex guru e del suo movimento.

Conosci Gail da oltre quarant’anni a Tiruvannamalai, anche prima di incontrare Amma. Poi abbiamo vissuto con Amma fin dall’inizio della storia. Gail si trasferì da lei qualche mese prima di me. In seguito, quando sono stato rimandato in Occidente per insegnare, abbiamo spesso parlato a lungo durante le visite di Amma in Europa e durante le mie visite annuali in India. Ho seguito la sua evoluzione, soprattutto dal momento in cui aveva trovato sempre più difficile conciliare la sua fede con la sua esperienza reale. Aveva bisogno di un orecchio diverso, di una voce diversa. Si è confidata con me sempre di più, finché non ho lasciato il movimento. Ho perso il contatto poco dopo, quindi non ho seguito il suo periodo di ritiro e la preparazione della fuga. È stato allora, dalla sua isola nel mezzo dell’Oceano Pacifico, che ci siamo rimessi in contatto. Da allora ci siamo sentiti regolarmente, soprattutto quando c’era un evento importante dopo la pubblicazione del suo libro.

Quando scrisse la sua testimonianza, Gail non era, come lei stessa scrisse, in cerca di vendetta e rivendicazione. Anche per lei il rispetto di sé significava assumersi la responsabilità di esprimersi. Questo lavoro, lo so nel cuore e nell’anima, è doloroso e rigoroso. Ha fatto un lavoro coraggioso. Non aveva nulla da guadagnarci, se non la sua ricostruzione personale, la guarigione della sua autostima, del suo rispetto per se stessa, della sua vita e delle sue esperienze, delle sue credenze, delle sue convinzioni, del suo impegno, della sua intera persona e quindi della sua integrità. Fare un lavoro del genere dopo tanti anni, e dobbiamo renderle omaggio per questo, non è stato il risultato del caso, ma di più di un decennio di lavoro interiore.

Quando ho letto il suo libro, sono stato toccato dalla sua sincerità e dalla sua franchezza. Ecco una donna che sognava di poter servire un maestro spirituale donna, un desiderio nato in lei dalla lettura della biografia di Mā Ānandamayī, la santa bengalese, con Didi, la sua assistente personale. La storia di Gail è una favola che l’ha portata a realizzare il suo sogno con Amma. Ha dedicato il respiro della sua vita, la sua salute fisica e mentale, il suo cuore e il suo corpo ad Amma, accettando anche varie forme di abuso mentre si sforzava di essere fedele alla sua ispirazione, lottando contro tutte le difficoltà e gli ostacoli sul suo cammino, determinata a elevare la sua anima, a servire e ad amare. Tutto questo, al di là della ragione, credendo al di là della fede, aggrappandosi a ogni fibra di energia e di speranza che le era rimasta nei momenti peggiori, rimanendo perfettamente onesta e fedele al suo ideale, a colei che amava e a coloro che amavano la persona che amava. E questo fino a quando non si rese conto, sull’orlo del collasso fisico, nervoso e psichico, che nonostante la sua incredibile perseveranza, offrire la sua vita in questo modo non avrebbe più avuto senso perché avrebbe solo distrutto se stessa. Fu infatti verso la fine, quando sentì il bisogno di una pausa e decise di prendere le distanze, che si rese conto che, pur continuando ad amare A., stava iniziando a capire la differenza tra amare il suo ideale di maestro e amare il suo aguzzino: “Tutto il mio mondo stava lentamente ma inesorabilmente andando in pezzi, eppure quel frammento di distanza mi fece capire che l’amavo ancora. L’amavo anche se ciò che amavo era più simile alla persona in cui avevo creduto inizialmente. Questa consapevolezza aggiunse un nuovo elemento di tormento a il mio crescente desiderio di fuggire dall’ashram”. (Holy Hell, cap. 22, p 328)

Gayatri è stata un modello per tutti noi, anche per i discepoli più anziani, un’ispirazione, un fulgido esempio di dedizione, servizio, amore, abnegazione, pur mantenando un buon senso acuto e solido.  Lei rappresenta una bella esperienza dell’umano, un indomabile senso dell’umorismo e dell’autoironia e l’aplomb ancora rimastole di una forte donna australiana, che sa farsi valere. Noi, membri maschili della prima cerchia di discepoli, sapevamo bene che cosa ci voleva per servire Amma così da vicino. Fondamentalmente, tutto ciò che provavamo per quello che stava passando era rispetto e compassione. Non ebbe un vero sostegno di fronte ai maltrattamenti sistematici del suo maestro, tranne che da una persona, Balu, poi Swami Amritasvarupananda, che purtroppo si rivelò essere anch’egli un carnefice anche se in un latro campo. Purtroppo, il suo maestro non seppe riconoscere i numerosi segnali dell’imminente punto di rottura. Quando non le rimase più nulla da salvare fuggì dal suo inferno. Per Amma fu uno shock totale e lo fu anche per coloro che la circondavano. A. era inconsolabile, così come i suoi figli spirituali. La sua partenza fu vissuta come una perdita enorme che lascò un enorme vuoto. Ma era troppo tardi. Il amle che le era stato fatto era stato accumulato per anni ed era al di là di quello che una qualsiasi persona normale potesse sopportare. Alcuni degli ex fratelli consideravano la sua perseveranza alquanto eroica e al di là di ogni immaginazione.

Seguì la campagna di calunnie contro di lei, i cui dettagli sono riportati nel libro al cap. III.6. Per vent’anni avete permesso a una persona di servirvi personalmente, più intima e fiduciosa di vostra madre, le avete permesso di co-gestire l’Ashram, e poi da un giorno all’altro l’avete calunniata e avete fatto credere al mondo che è malata, meschina, vendicativa ed egoista. Figuriamoci!

Amma ha perso in Gail un elemento chiave del suo messaggio al mondo. L’esempio di Gail andava al di là delle parole. È vero che non era esente da colpe. Ma chi ne è esente scagli la prima pietra! Per molti versi, nessuno di noi della prima cerchia di discepoli la eguagliava nemmeno nell’unghia del suo dito mignolo.

Più nel mio libro!

E leggete il suo! Il link è nel suo blog: https://gailtredwell.com/

 

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